Il miracolo di Giuseppe Toniolo

articolo di Andrea Bernardini dal sito della diocesi di Pisa

Entrando a casa di Francesco Bortolini, la prima cosa che colpisce è la grande immagine di Toniolo, un rilievo in bronzo commissionato all’artista Carlo Bagliana, per ricordare ed essere grato a colui che 6 anni fa gli ha salvato la vita. Mario Bortolini (64 anni) ed Elvira Padoin (62 anni) si sposano nel 1971 ed hanno tre figli: Cinzia (quarantenne), Francesco (39 anni) e Andrea (ventenne). Cinzia, sposata da 15 anni con Andreolla Diotisalvi, è madre di Giorgia (13 anni) e di Serena (6 anni), entrambe alunne di una scuola cattolica a Pieve di Soligo; Francesco abita da solo a pochi metri dalla casa di famiglia; Andrea vive ancora in casa con papa e mamma. I tre figli gestiscono insieme la piccola azienda metalmeccanica ereditata dal padre, azienda dove Francesco ha iniziato a lavorare subito dopo gli studi professionali.

L’episodio che segnerà per sempre la sua vita accadde nella notte tra sabato 3 e domenica 4 giugno del 2006, a Barbisano, una frazione di Pieve di Soligo, durante la festa della birra. «Chissà per quale motivo – racconta a “Toscana Oggi” la madre Elvira – quella notte, Francesco decide di arrampicarsi ad una rete di recinzione. In cima ad uno dei pali svetta una bandiera: forse voleva prenderla, così per gioco. Purtroppo, però, perde l’equilibrio e cade a terra da un’altezza di circa quattro metri. La siepe sottostante attutisce il colpo, ma non sufficientemente da evitare che egli sbatta violentemente la testa. Francesco, soccorso immediatamente, viene portato all’ospedale Santa Maria dei battuti di Conegliano in terapia intensiva, posto in coma farmacologico e dichiarato irrecuperabile».

La situazione si aggrava di giorno in giorno e la vita di Francesco è sempre più appesa ad un filo, così il parroco, don Giuseppe Nadal, propone di iniziare una novena al venerabile Toniolo e consegna un’immaginetta con una reliquia – un filo della coperta di Toniolo – che mercoledì 7 giugno viene appoggiata alla spalliera del letto del ragazzo. Domenica 11 giugno, quando tutta la comunità di Pieve è invitata a pregare in modo particolare per il venerabile Toniolo, Francesco comincia a risvegliarsi e, dopo poco tempo, viene dimesso dall’ospedale in buone condizioni. Per il personale medico, per la famiglia e per gli amici non può che trattarsi di un fatto prodigioso. Francesco, commosso, riconosce l’intervento di una mano celeste che lo ha salvato, rafforzando la sua fede e la sua pratica religiosa. Conosciuto l’accaduto, Mons. Massimo Magagnin, vice-postulatore della causa di beatificazione di Toniolo, raccoglie la voluminosa documentazione, poi esaminata dal tribunale ecclesiastico diocesano, che riconosce la straordinarietà della guarigione. La Congregazione per le cause dei santi approfondisce l’episodio, mentre un giudizio positivo arriva da una commissione di cinque medici e dalla commissione teologica. Infine la plenaria dei vescovi e dei cardinali presenta tutto l’iter a Benedetto XVI, che afferma: «È un miracolo per l’intercessione del venerabile e presto beato Giuseppe Toniolo». «Prima di questa proclamazione – scrive il vice-postulatore su “La nostra Pieve”, notiziario parrocchiale del Duomo di Pieve di Soligo – abbiamo trascorso tanti momenti insieme nella preghiera al Toniolo, specialmente ogni 7 del mese che ne ricorda la nascita (7 marzo) e la morte (7 ottobre)».

 

Preghiera per la canonizzazione IT-EN-ES-FR

Preghiera per la canonizzazione del beato Giuseppe Toniolo

Signore Gesù,
ti ringraziamo per averci dato
il beato Giuseppe Toniolo,
esemplare sposo e padre
sapiente educatore dei giovani
dalla cattedra universitaria.
Egli a dedicatola vita
interamente al tuo Regno,
nella testimonianza del Vangelo
come sorgente di salvezza
per la cultura e la società.
Fa’ che il suo esempio
ci spinga ad amarti
come egli ti ha amato.
La sua intercessione
ci sostenga e ci aiuti
nelle nostre necessità.
Dona alla Chiesa,
che egli ha tanto amato e servito,
di poterlo onorare come santo accanto a te,
sui tuoi altari,
testimone di santità laicale
a gloria della santissima Trinità.
Amen

Prayer for the canonization of blessèd Giuseppe Toniolo

Lord Jesus,
we thank you for having given us
blessèd Giuseppe Toniolo,
exemplary husband and father,
learned youth educator
as a university professor.
He dedicated his life
entirely to your Kingdom,
by giving testimony to your Gospel
as the source of salvation
for culture and society.
May his example
inspire us to love you
as he loved you.
May his intercession
sustain and help us
in all our needs.
Grant that the Church,
which he loved and served,
may be able to honour him as a saint beside you,
on your altars,
as a witness of lay sanctity
for the greater glory of the Blessèd Trinity.
Amen

Oración para la canonización del beato Giuseppe Toniolo

Señor Jesús,
te agradecemos por habernos dado
el beato Giuseppe Toniolo,
ejemplar esposo y padre,
sabio educador de los jóvenes
de la cátedra universitaria.
Él ha dedicado la vida
totalmente a tu Reino,
en el testimonio del Evangelio
como fuente de salvación
para la cultura y la sociedad.
Haz que su ejemplo
nos impulse a amarte
como él te ha amado.
Su intercesión
nos sostenga y nos ayude
en nuestras necesidades.
Dona a la Iglesia,
que él ha tanto amado y servido,
de poderlo honorar como santo junto a ti,
sobre tus altares,
testigo de santidad laical
para gloria de la santísima Trinidad.
Amén

Prière pour la canonisation du bienheureux Giuseppe Toniolo

Seigneur Jésus,
nous Te remercions de nous avoir donné
le bienheureux Giuseppe Toniolo,
époux et père exemplaire,
sage éducateur des jeunes
de sa chaire universitaire.
Il a consacré sa vie entière
à ton Royaume,
dans le témoignage de l’Évangile
comme la source du salut
pour la culture et la société.
Fais que son exemple
nous pousse à t’aimer
comme il t’a aimé.
Son intercession
nous soutienne et nous aide
dans nos nécessités.
Concède à l’Église
qu’il a tellement aimé et servi,
de l’honorer comme saint près de Toi,
sur Tes autels,
comme un témoin de la sainteté laïcale
à la gloire de la Très Sainte Trinité.
Amen

Due lauree in tasca e una famiglia da mantenere

di Andrea Bernardini – “Toscana Oggi” 7 marzo 2012

Il venerabile Giuseppe Toniolo nacque a Treviso il 7 marzo 1845. La sua casa natale non c’è più, distrutta dai bombardamenti. Sulle sue ceneri fu costruito un altro stabile tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Il «nuovo» palazzotto, dal color giallo, strutturato su quattro piani, sorge sul lato sinistro di piazza Sant’Andrea – è quello il punto più alto di Treviso – a due passi dalla fontana dello Zodiaco.
Sulla facciata del palazzo, al primo piano, campeggia una lapide con la scritta: «Perché nei secoli rimanga segnalata e sacra la memoria del Prof. Giuseppe Toniolo alla amorosa riconoscenza degli operai di tutto il mondo dalle parole e dall’esempio del venerato sublime credente illuminati e sospinti ad unirsi a Cristo!».
Il nostro «viaggio» virtuale intorno ai primi anni della vita del Toniolo inizia qui. Lo facciamo in compagnia di Pietro Furlan, maestro, originario di Pieve di Soligo, fratello del compianto Pierluigi, docente di lettere moderne e parroco di Mezzana per quasi quarant’anni. Pietro Furlan, classe 1929, conosce bene il venerabile. Suo il libretto: «Il Servo di Dio Giuseppe Toniolo. Un santo laico per il terzo Millennio».

Cosa sappiamo della famiglia del venerabile Giuseppe Toniolo?
«Giuseppe era figlio di Antonio Toniolo, nativo di Schio (Vicenza) e di Isabella Alessandri di Massanzago (Padova). Il padre esercitava la professione di ingegnere ed era funzionario del Genio civile. La madre era casalinga.
I genitori erano di sani e retti principi e trasmisero a Giuseppe genuini valori umani, morali e religiosi».

Per la professione del padre, la famiglia doveva spostarsi spesso di città in città…
«È per questo motivo che, per non compromettere l’educazione di Giuseppe, i genitori pensarono di affidarlo al collegio “Santa Caterina”, ora Foscarini, a Venezia. Qui affinò il suo carattere e arricchì la sua mente sotto la guida saggia del rettore monsignor Dalla Vecchia.
Poi Giuseppe seguì la sua famiglia a Padova, dove si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza del locale ateneo. Vi uscirà nel 1867, dunque a soli ventidue anni, con in tasca una laurea in diritto civile e canonico dopo aver discusso la tesi su “l’elemento etico quale fattore intrinseco dell’economia”.
Purtroppo il padre morì prematuramente. E Giuseppe Toniolo, quale figlio maggiore, per provvedere al mantenimento della sua famiglia – con la madre, anche due fratelli ed una sorella che morì ad appena tredici anni – fu costretto per un po’ di tempo ad esercitare la professione di avvocato per aiutare la sua famiglia ritrovatasi in ristrettezze economiche. Ma il suo animo ed il suo intelletto erano per gli studi sociali ed economici. Fu così che egli riprese e completò nell’ateneo patavino gli studi in scienze economiche e politiche; ed in queste si laureò brillantemente sostenendo la tesi “l’elemento etico quale fattore intrinseco dell’economia” che suscitò l’ammirazione e rafforzò la stima dei suoi professori: Angelo Messedaglia, Fedele Lampertico e Luigi Luzzati. Con quest’ultimo, divenuto poi presidente del consiglio dei ministri, Toniolo conserverà una affettuosa amicizia durante tutta la vita».

L’inizio di una brillante carriera professionale…
«A soli 26 anni, dunque nel 1873, Giuseppe conseguì la libera docenza in Economia politica. Un anno dopo andò ad insegnare all’istituto tecnico di Venezia e, dopo aver fatto il supplente di Messedaglia nell’università di Padova, fu chiamato come professore straordinario nell’università di Modena e Reggio Emilia (1878), per approdare definitivamente come ordinario all’università di Pisa, dove tenne la cattedra di Economia politica dal 1883 fino alla morte, nel 1918».

Qual’era il clima culturale che si respirava in quegli anni?
«Toniolo è considerato il creatore della sociologia cristiana che, per suo geniale intuito e per fervido impulso, doveva conciliare i fermenti nuovi con gli indistruttibili insegnamenti della verità, della giustizia e della carità contenuti nel Vangelo e con le conseguenti direttive della Chiesa. Tutto ciò in un momento in cui Moleschott insegnava materialismo all’università di Torino, il Lombroso applicava il materialismo alle scienze penali e il Labriola alle scienze economiche, Anguilli e Siciliani insegnavano positivismo all’università di Bologna».

Parliamo dell’amicizia con gli Schiratti…
«Durante gli studi all’università di Padova, Giuseppe aveva stretto amicizia con Gaetano e Renato Schiratti di Pieve di Soligo (Treviso). Tra i due fratelli Gaetano è forse il più conosciuto: fu sindaco di Pieve di Soligo dal 1885 al 1890, consigliere provinciale dal 1890 al 1895 e nel 1895 deputato al parlamento per il mandamento di Conegliano Veneto. Con i fratelli Schiratti Giuseppe Toniolo scambierà sovente l’ospitalità nelle vacanze estive e stabilirà vincoli di familiarità, che lo porteranno alla conoscenza della compagna della sua vita, Maria Schiratti, e alla scelta del suo soggiorno preferito: la ridente Pieve di Soligo, dove Giuseppe e Maria si sposeranno il 4 settembre del 1878, essendo arciprete di Pieve monsignor Sebastiano De Zorzi. Un aneddoto curioso: fu proprio monsignor Sebastiano Zorzi, richiesto dal Toniolo, ad interporre i suoi buoni uffici perché Giuseppe Toniolo potesse frequentare casa Schiratti.
Quanto sono diversi i nostri tempi da quelli in cui è vissuto il nostro venerabile, prossimo beato!».

Giuseppe, Maria e la piccola tribù

di Andrea Bernardini
“Toscana Oggi” 18 marzo 2012 – Pdf con contenuti ulteriori
È la mattina del 4 settembre del 1878 quando monsignor Sebastiano Zorzi, nella chiesa arcipretale di Pieve di Soligo, celebra le nozze di Giuseppe Toniolo e Maria Schiratti.
I due si sono conosciuti in paese grazie ai fratelli di Maria, Gaetano e Renato Schiratti, compagni di studio di Toniolo all’Università di Padova.
«Giuseppe – ricostruisce il maestro Pietro Furlan, storiografo del Toniolo, guida del nostro viaggio virtuale nei luoghi del venerabile – in quegli anni è spesso ospite dei fratelli Schiratti a Pieve di Soligo, soprattutto durante il periodo estivo. È in uno di questi incontri che egli vede per la prima volta e si innamora di Maria, sette anni più giovane di lui. Per poter approfondire la reciproca conoscenza e frequentare casa Schiratti, Toniolo chiede al parroco di Soligo, Sebastiano Zorzi, di interporre i suoi buoni uffici con il padre di Maria Schiratti, Antonio, sindaco di Pieve di Soligo dal 1840 al 1872. È così che dalle frequentazioni di casa Schiratti nasce tra i due un amore sincero e profondo. Dopo più di quattro anni di fidanzamento, Toniolo chiede la mano di Maria al padre Antonio. E lui gle la concede volentieri».
l matrimonio di Giuseppe Toniolo e Maria Schiratti rappresenta, per il paese di Pieve di Soligo, un vero e proprio evento, specie per il prestigio di cui gode il padre della sposa. In molti si fanno vivi con il suocero di Giuseppe con dediche e indirizzi a stampa.
«I testimoni di nozze – ricostruisce Pietro Furlan – saranno il conte Marco Giulio Barbo Vailler, sindaco di Pieve di Soligo dal 1872 al 1885, e l’avvocato Giuseppe Bernardi». «La sposa nella Messa ha ricevuto la benedizione» si legge nell’atto di matrimonio, conservato nella casa Toniolo a Pisa.
Alla bella cerimonia religiosa segue un rinfresco in casa Schiratti, poi la coppia si congeda dai parenti e dagli amici per il tradizionale viaggio di nozze.
Preparate con quel puntiglio che il professore è abituato ad usare in tutte le sue cose, le tappe del viaggio sembrano preannunciare il programma della sua vita. La coppia si ferma quattro giorni a Roma, per visitare le catacombe, gli anfiteatri e i circhi, le basiliche, infine il Vaticano, dove Maria e Giuseppe partecipano ad una udienza papale (pur non in forma privata). Per parteciparvi, Toniolo avanza una richiesta al maestro di camera del ponterice, sottacendo però il titolo di professore universitario, non essendo nell’etichetta del tempo consentita quella veste per un’udienza del Santo Padre.
Soddisfatto il «prof», convinto com’è che «andare a Roma senza vedere il Papa è come andare in Paradiso senza vedere Iddio».
Da Roma ad Orvieto. In una cartolina al cognato Renato Schiratti, Giuseppe Toniolo dichiara di essere stato attratto a questa città dal desiderio di vedere il Duomo, vero miracolo di arte e soprattutto monumento dell’Eucaristia. Quell’Eucaristia che giocherà un ruolo fondamentale nella sua vita e per la quale saprà sempre, in ogni occasione, ritagliarsi uno spazio di tempo.
Ultima tappa del viaggio, Assisi.

I figli
l ‘anno successivo alle nozze Giuseppe e Maria Toniolo sono già a Pisa. Qui nasceranno ben sette figli, «di cui tre volati al cielo in tenera età. Il primogenito Antonio – racconta Pietro Furlan – sposa un’altra pievigina, Augusta Chisini, da cui ha cinque figli: Giuseppe, Maria, Alberto, Gabriella e Gianfranco. Ora sono tutti defunti. Maria, vedova Perricone, è morta il 5 febbraio 2012 a novantanove anni: è stata lei l’ultima nipote del Toniolo. E lei ha donato alla parrocchia di Pieve di Soligo una coperta appartenuta al nonno Giuseppe.
Un pezzettino di questa coperta, come sapete, mentre i fedeli iniziavano una novena per implorare l’intercessione del venerabile, è stato messa sotto il cuscino del miracolato Francesco Bortolini: ridotto in coma farmacologico, il giovane è guarito miracolosamente. E ora gode di ottima salute.
Antonio è professore universitario in Geografia e Scienze naturali a Pisa e Bologna. Muore nel 1955.
Elisa, altra figlia di Toniolo, si sposa con Luigi Ferrari, direttore della biblioteca Marciana di Venezia; ed ha tre figli: Andrea, Maria Cecilia e Agostino, che diviene vescovo. Monsignor Agostino Ferrari Toniolo è deceduto cinque anni fa.
Emilia, la più somigliante all’animo del venerabile, si fa monaca di clausura, col nome di Maria Pia, nel Monastero della Visitazione di Treviso. E, dopo cinque anni e quattro mesi dalla professione, muore a soli 28 anni e dieci mesi.
Teresa, l’ultima figlia del Toniolo, perso il fidanzato, l’avvocato Giovanni Corna Pellegrini sul Carso, resta in famiglia a Pisa e muore nel 1970».
Quanto tempo dedicava Giuseppe Toniolo ai suoi?
«Appena libero dall’insegnamento universitario e dalle conferenze, Toniolo trascorre tutto il suo tempo in famiglia. Con i figli è severo, quando si tratta delle loro frequentazioni, della loro educazione e formazione scolastica. Al primogenito Antonio tiene lui stesso lezioni di filosofia, temendo che gli allettanti fermenti del laicismo e del materialismo ne fuorviino l’intelletto, prima che egli raggiunga una sufficiente capacità di critica e di discernimento. Ma con i bambini è anche giocoso tra le pareti domestiche: partecipa spesso ai loro giochi e li diverte con le sue battute e con le sue imitazioni dei personaggi del libro di Pinocchio e del libro “Cuore”».
Nei viaggi è lui la guida più esperta, il «cicerone».
Ma soprattutto esercita tra i suoi familiari una paternità spirituale quasi sacerdotale. Nelle solennità religiose o in occasione di onomastici, desidera che tutta la famiglia festeggi e santifichi con lui la festa, partecipando alla Messa e ricevendo la sacra comunione. Al ritorno da piccole gite, è solito dire ai familiari e agli amici: «Andiamo a dare la buona sera al Padrone di casa!».
Nelle prove e nel dolore offre una straordinaria testimonianza di fede in Dio: alla morte prematura dei genitori, di tre figli in tenera età e della figlia Emilia consacrata al Signore e da lui prediletta, intona il «Magnificat» e il «Te Deum».

 

Gli studenti: la seconda famiglia di Toniolo

di Andrea Bernardini
“Toscana Oggi” 25 marzo 2012 – Pdf con contenuti ulteriori

Duecento passi separano la casa di Giuseppe Toniolo dalla chiesa di San Martino in Kinseca dove il professore si fermava, ogni mattina, per partecipare alla celebrazione eucaristica.
Poco più di mille da quella chiesa alla sede dell’ateneo dove egli si immergeva in appassionate lezioni di economia politica. Giuseppe Toniolo insegnò dal 1879 al 1918 economia politica, ma anche statistica, una disciplina definita «ausiliare», di ausilio, cioè, alle scienze umane.
E lo fece nelle aule del palazzo oggi detto della Sapienza. Lo testimonia una lapide che troviamo sul fondo del chiostro del palazzo, a fianco all’aula numero «zero». Recita così: «Giuseppe Toniolo, docente di questa università dal 1879 al 1918 nella indagine e nella meditazione della storia e della economia con fervore di lungo amorevole magistero cercò e si allietò di confortatrici armonie nella concezione cristiana fra la scienza e la vita».
Un giusto tributo, che docenti e studenti, negli anni, riserveranno anche ad altri. Di lapidi e mezzibusti, infatti, ne troviamo diverse nel chiostro della Sapienza. Dedicate a Antonio Pacinotti, il fisico pisano inventore della dinamo. Filippo Serafini «insigne nella scienza del diritto» e per un anno anche rettore del nostro ateneo (a lui è dedicata una via che sbuca da palazzo della Sapienza e dove ha sede la facoltà di Scienze politiche). Gian Domenico Romagnosi, giurista, filosofo e fisico. Giuseppe Giusti, poeta, alla pari di Giosué Carducci «discepolo in questa università». Infine Enrico Ferri «maestro in questo ateneo».
Per capire meglio come Giuseppe Toniolo viveva la sua «missione» in università ci siamo rivolti al professor Marco Cini, 45 anni, docente di Storia economica alla Facoltà di Scienze politiche del nostro ateneo.
Quasi quarant’anni di insegnamento, praticamente una vita. I predecessori di Giuseppe Toniolo – Francesco Protonotari, Piero Torrigiani e Giaquinto Gioannis – non furono così fortunati…
«È vero. I tre docenti che ha nominato, come pure i loro predecessori, tennero lezioni di economia politica per pochi anni. La cattedra di economia era stata introdotta nel nostro ateneo negli anni Quaranta dell’Ottocento. Ma solo Toniolo riuscì a dargli una identità ben definita».
In quegli anni Giuseppe Toniolo non è l’unico insegnante di economia politica in Italia. Sicuramente però è il più originale…
«Effettivamente Toniolo svolge il suo magistero di docente e di economista in una fase molto particolare. Fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del secolo successivo, in Italia la scienza economica sperimenta profondi cambiamenti metodologici, grazie all’affermazione delle teorie marginaliste introdotte da eminenti economisti come Pantaleoni, Barone, Pareto. Con l’arrivo di Toniolo a Pisa, l’insegnamento dell’economia politica conosce una profonda evoluzione e, è opportuno sottolinearlo, non si omologa alle tendenze scientifiche dominanti. È noto che Toniolo fu il primo economista italiano ad esporre e ad applicare sistematicamente i principi della scuola economica etico-sociale cristiana che in altri paesi europei – in particolare Germania, Belgio e Francia – aveva già conosciuto un organico sviluppo. Coordinando la riflessione economica con le indagini della filosofia neo-scolastica, con le ricerche storico-sociologiche della moderna scuola cattolica e le correnti politiche della democrazia cristiana».
Quanti studenti incontrò sulla sua strada?
«In quegli anni gli allievi iscritti alla Facoltà di Giurisprudenza oscillavano intorno alle 400 unità; una comunità tradizionalmente molto attenta e anche vivace. Il corpo docente del Collegio giuridico, invece, non superava la decina di unità».
Alcuni di loro torneranno agli onori della cronaca negli anni successivi?
«Purtroppo Toniolo non ha lasciato veri e propri eredi, almeno non nel senso che siamo soliti attribuire a questa parola. Di fatto, non ci sono stati prosecutori della sua ricerca scientifica. Questo però non significa che il suo insegnamento e la sua riflessione scientifica si siano spenti con la sua scomparsa. Grazie al suo Trattato di economia sociale la riflessione di altri studiosi cattolici poté beneficiare dell’enorme ricerca compiuta dal docente pisano sulla logica delle dinamiche economiche e sulle loro interrelazioni con l’etica. Il Trattato fu adottato anche in numerosi seminari e scuole cattoliche».
Dove si svolgevano le sue lezioni?
«Si svolgevano nelle aule della Sapienza. Tuttavia Toniolo era aduso a continuare le lezioni anche nel chiostro della Sapienza, dove si intratteneva con i suoi studenti per approfondire quanto illustrato a lezione. Peraltro, anche nel necrologio pubblicato nel 1922 nell’Annuario dell’Università si insisteva sul suo buon rapporto con gli studenti, sottolineando che “completava egli le sue perspicue lezioni con lunghi colloqui coi suoi studenti, cui con cordialità e pazienza si prodigava, con le sedute e discussioni del seminario giuridico-economico».
La sua casa era aperta a gruppi di studenti che con lui volevano approfondire certe questioni…
«Senz’altro, ed anche in questo Toniolo continuava una particolare tradizione dell’Università di Pisa, i cui docenti erano avvezzi ad aprire le loro abitazioni agli studenti».
Non ci sono tracce delle sue valutazioni sugli studenti. Qualcosa sappiamo, invece, delle domande che rivolgeva ai suoi studenti…
«La Domus Toniolo di Pisa conserva numerosi quesiti preparati da Toniolo per verificare il livello di apprendimento degli studenti. Questi documenti ci consentono anche di capire meglio come erano strutturati i suoi corsi, la loro logica interna. I quesiti riguardavano la storia delle dottrine economiche, la classificazione dei sistemi economici, i rapporti fra i fattori della produzione e la circolazione monetaria. Grande spazio era poi riservato alla crisi sociale, alle dottrine socialiste e ai “correttivi odierni del socialismo”».
Abbiamo, inoltre, il testo di molte sue lezioni. E questo ci permette di capire anche come maturò la sua idea di economia politica. Leggendo quelle dispense potremmo fare anche a meno di leggerci il suo trattato di economia sociale…
«È indubbiamente vero che, almeno per alcuni versi, l’attività didattica espletata da Toniolo può essere considerata come una lunghissima preparazione del Trattato di economia sociale. La Domus Toniolo conserva numerose dispense litografate dei corsi svolti da Toniolo nel corso degli anni. Proprio queste dispense ci consentono di ripercorrere il complesso itinerario compiuto dal docente pisano nel maturare la sua interpretazione della scienza economica, poi affidata al Trattato».
Toniolo fu per alcuni anni anche preside della facoltà di giurisprudenza del nostro ateneo. Quali rapporti con i suoi colleghi?
«Toniolo fu preside della Facoltà di Giurisprudenza negli anni accademici 1884/85, 1896/97 e 1907/08. Il suo rapporto con i colleghi è stato caratterizzato da luci ed ombre. Se da un lato conservò sempre profondi legami con alcuni docenti, come Carlo Francesco Gabba e Alessandro Corsi, dall’altro si dovette spesso scontrare con alcuni professori che – intrisi di una cultura liberale assai poco illuminata – mal interpretarono la sua viva attenzione per la questione sociale e per la classe operaia, accusandolo addirittura di prossimità a quelle dottrine sovversive che Toniolo invece contrastava, sforzandosi di offrire una valida alternativa. Indubbiamente Toniolo scontò un sostanziale isolamento nella Facoltà in cui insegnò per numerosi anni, così come rimase ai margini dal dibattito economico che si stava svolgendo nel Paese, pagando per la sua radicale contrapposizione agli indirizzi scientifici dominanti. Possiamo legittimamente commentare questa condizione come l’inevitabile prezzo che sono chiamati a pagare gli uomini che vivono in epoche di transizione, i quali, con lungimiranza e coerenza, tentano di interpretarle attraverso chiavi di lettura originali e non appiattite sull’esistente».

Beatificazione 29 aprile 2012

Regina Caeli, 29 aprile 2012
 29 aprile 2012
Il postulatore Mons. Domenico Sorrentino sulla vita di Giuseppe Toniolo
 29 aprile 2012
Libretto Celebrazione
Il dépliant
La locandina
Foto della beatificazione

2001-2012

1933 Apertura della causa

1971 DECRETO SUPER VIRTUTIBUS

2001 Studio delle grazie segnalate e ottenute per intercessione del Servo di Dio

Incontri e materiali per far conoscere il venerabile Servo di Dio

2007 Istruzione diocesana sul probabile Miracolo

2008 – 2009 fase romana del probabile miracolo

2010 – 14 gennaio il Santo Padre autorizza la promulgazione dl decreto sul miracolo

2011 – 20 settembre/7 ottobre ricognizione canonica, esumazione e inumazione definitiva della salma nella Parrocchia di Pieve di Soligo

2012 29 aprile Beatificazione

DOCUMENTI

Lettera di mons. Angelo Becciu, Sostituto della Segreteria di Stato a mons. Domenico Sigalini 
11 novembre 2011

Decreto SUPER VIRTUTIBUS 
(in latino) 14 giugno 1971
Il Servo di Dio viene dichiarato venerabile

Miracolo

Il miracolo attribuito all’intercessione del venerabile Servo di Dio riguarda un giovane di Pieve di Soligo (Tv), paese nel quale è sepolto Giuseppe Toniolo, Francesco Bortolini, adesso 38enne. Il 7 giugno del 2006, dopo una serata di festa era caduto da una rete di recinzione provocandosi delle ferite che avevano portato i medici a considerare le sue condizioni “disperate”.

Attorno a lui si è stretta la comunità parrocchiale di S. Maria Assunta di Pieve di Soligo che ha chiesto l’intercessione del Toniolo per la guarigione del giovane il quale, dopo qualche giorno, ha iniziato a migliorare fino a ristabilirsi completamente.

Il miracolo di Giuseppe Toniolo
articolo di Andrea Bernardini dal sito della diocesi di Pisa

Note biografiche

7 marzo 1845, Treviso – 7 ottobre 1918, Pisa

Laureato in giurisprudenza a Padova nel 1867, rimane nello stesso Ateneo in qualità di assistente, sino al 1872, trasferendosi successivamente a Venezia, a Modena e, infine, a Pisa, dove rimane come professore fino alla morte.

Nel 1878, sposa Maria Schiratti, dalla quale ha sette figli. La sua è un’esperienza di famiglia ricca di tenerezza e di preghiera, una famiglia dove la Parola di Dio è di casa.

Comincia a interessarsi attivamente all’Opera dei Congressi. Nel clima culturale del tempo, si impegna perché i cattolici siano presenti nella società civile. In quel momento essi cominciano a formare associazioni a tale scopo.

Il 29 giugno 1867, nasce la Società della Gioventù Cattolica Italiana, primo nucleo dell’Azione Cattolica Italiana e, dopo la parentesi per la presa di Roma del 1870, si giunge al settembre 1875, quando, durante il II Congresso generale dei cattolici italiani, si stabilisce di promuovere, come organizzazione stabile, l’Opera dei Congressi e dei Comitati cattolici, il cui primo presidente è Giovanni Acquaderni, fondatore, con il conte Mario Fani, dell’Azione Cattolica.

Sulla scia di questa organizzazione, il 29 dicembre 1889, a Padova, viene costituita l’Unione cattolica per gli studi sociali, il cui presidente e fondatore è proprio Giuseppe Toniolo il quale, nel 1893, dà vita alla “Rivista internazionale di scienze sociali e discipline ausiliarie”.

Toniolo elabora una sua teoria sociologica, che afferma il prevalere dell’etica e dello spirito cristiano sulle dure leggi dell’economia. Nei suoi numerosi scritti, propone varie innovazioni: il riposo festivo, la limitazione delle ore lavorative, la difesa della piccola proprietà, la tutela del lavoro delle donne e dei ragazzi.

Dal punto di vista religioso, è fautore di un’azione più incisiva dei cattolici in campo sociale. Dal 1894 in poi, diviene uno degli animatori del movimento della “democrazia cristiana”. Difende il valore economico-sociale della religione, conciliando così fede e scienza. Nel 1908, pubblica il Trattato di economia sociale.

Dopo lo scioglimento dell’Opera dei Congressi, Toniolo è incaricato di redigere i nuovi statuti del movimento cattolico. Nel 1906 è nominato presidente dell’Unione Popolare, che ha il compito di coordinamento generale delle attività in campo cattolico. Su suo impulso, nel 1907 iniziano le Settimane sociali. Porta avanti il suo servizio ecclesiale con fedeltà alla Chiesa, stimato dai pontefici del suo tempo. Preoccupato della guerra in corso, elabora uno statuto di diritto internazionale della pace che affida al Papa.

Muore nel giorno dedicato alla Madonna del Rosario, che egli è solito invocare ogni giorno.

Le sue spoglie mortali riposano nella Chiesa di S. Maria Assunta a Pieve di Soligo. A Pisa la sua casa porta ancora intatti i segni della sua vita santa e operosa. Visse tra il Veneto e la Toscana, ma di lui si può dire, come di pochi altri, che appartiene all’intera Italia cattolica.

È stato dichiarato Venerabile il 14 giugno 1971

Il 14 gennaio 2011 il Santo Padre ha autorizzato la promulgazione del decreto del miracolo attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio.