di Andrea Bernardini
“Toscana Oggi” 25 marzo 2012 – Pdf con contenuti ulteriori
Duecento passi separano la casa di Giuseppe Toniolo dalla chiesa di San Martino in Kinseca dove il professore si fermava, ogni mattina, per partecipare alla celebrazione eucaristica.
Poco più di mille da quella chiesa alla sede dell’ateneo dove egli si immergeva in appassionate lezioni di economia politica. Giuseppe Toniolo insegnò dal 1879 al 1918 economia politica, ma anche statistica, una disciplina definita «ausiliare», di ausilio, cioè, alle scienze umane.
E lo fece nelle aule del palazzo oggi detto della Sapienza. Lo testimonia una lapide che troviamo sul fondo del chiostro del palazzo, a fianco all’aula numero «zero». Recita così: «Giuseppe Toniolo, docente di questa università dal 1879 al 1918 nella indagine e nella meditazione della storia e della economia con fervore di lungo amorevole magistero cercò e si allietò di confortatrici armonie nella concezione cristiana fra la scienza e la vita».
Un giusto tributo, che docenti e studenti, negli anni, riserveranno anche ad altri. Di lapidi e mezzibusti, infatti, ne troviamo diverse nel chiostro della Sapienza. Dedicate a Antonio Pacinotti, il fisico pisano inventore della dinamo. Filippo Serafini «insigne nella scienza del diritto» e per un anno anche rettore del nostro ateneo (a lui è dedicata una via che sbuca da palazzo della Sapienza e dove ha sede la facoltà di Scienze politiche). Gian Domenico Romagnosi, giurista, filosofo e fisico. Giuseppe Giusti, poeta, alla pari di Giosué Carducci «discepolo in questa università». Infine Enrico Ferri «maestro in questo ateneo».
Per capire meglio come Giuseppe Toniolo viveva la sua «missione» in università ci siamo rivolti al professor Marco Cini, 45 anni, docente di Storia economica alla Facoltà di Scienze politiche del nostro ateneo.
Quasi quarant’anni di insegnamento, praticamente una vita. I predecessori di Giuseppe Toniolo – Francesco Protonotari, Piero Torrigiani e Giaquinto Gioannis – non furono così fortunati…
«È vero. I tre docenti che ha nominato, come pure i loro predecessori, tennero lezioni di economia politica per pochi anni. La cattedra di economia era stata introdotta nel nostro ateneo negli anni Quaranta dell’Ottocento. Ma solo Toniolo riuscì a dargli una identità ben definita».
In quegli anni Giuseppe Toniolo non è l’unico insegnante di economia politica in Italia. Sicuramente però è il più originale…
«Effettivamente Toniolo svolge il suo magistero di docente e di economista in una fase molto particolare. Fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del secolo successivo, in Italia la scienza economica sperimenta profondi cambiamenti metodologici, grazie all’affermazione delle teorie marginaliste introdotte da eminenti economisti come Pantaleoni, Barone, Pareto. Con l’arrivo di Toniolo a Pisa, l’insegnamento dell’economia politica conosce una profonda evoluzione e, è opportuno sottolinearlo, non si omologa alle tendenze scientifiche dominanti. È noto che Toniolo fu il primo economista italiano ad esporre e ad applicare sistematicamente i principi della scuola economica etico-sociale cristiana che in altri paesi europei – in particolare Germania, Belgio e Francia – aveva già conosciuto un organico sviluppo. Coordinando la riflessione economica con le indagini della filosofia neo-scolastica, con le ricerche storico-sociologiche della moderna scuola cattolica e le correnti politiche della democrazia cristiana».
Quanti studenti incontrò sulla sua strada?
«In quegli anni gli allievi iscritti alla Facoltà di Giurisprudenza oscillavano intorno alle 400 unità; una comunità tradizionalmente molto attenta e anche vivace. Il corpo docente del Collegio giuridico, invece, non superava la decina di unità».
Alcuni di loro torneranno agli onori della cronaca negli anni successivi?
«Purtroppo Toniolo non ha lasciato veri e propri eredi, almeno non nel senso che siamo soliti attribuire a questa parola. Di fatto, non ci sono stati prosecutori della sua ricerca scientifica. Questo però non significa che il suo insegnamento e la sua riflessione scientifica si siano spenti con la sua scomparsa. Grazie al suo Trattato di economia sociale la riflessione di altri studiosi cattolici poté beneficiare dell’enorme ricerca compiuta dal docente pisano sulla logica delle dinamiche economiche e sulle loro interrelazioni con l’etica. Il Trattato fu adottato anche in numerosi seminari e scuole cattoliche».
Dove si svolgevano le sue lezioni?
«Si svolgevano nelle aule della Sapienza. Tuttavia Toniolo era aduso a continuare le lezioni anche nel chiostro della Sapienza, dove si intratteneva con i suoi studenti per approfondire quanto illustrato a lezione. Peraltro, anche nel necrologio pubblicato nel 1922 nell’Annuario dell’Università si insisteva sul suo buon rapporto con gli studenti, sottolineando che “completava egli le sue perspicue lezioni con lunghi colloqui coi suoi studenti, cui con cordialità e pazienza si prodigava, con le sedute e discussioni del seminario giuridico-economico».
La sua casa era aperta a gruppi di studenti che con lui volevano approfondire certe questioni…
«Senz’altro, ed anche in questo Toniolo continuava una particolare tradizione dell’Università di Pisa, i cui docenti erano avvezzi ad aprire le loro abitazioni agli studenti».
Non ci sono tracce delle sue valutazioni sugli studenti. Qualcosa sappiamo, invece, delle domande che rivolgeva ai suoi studenti…
«La Domus Toniolo di Pisa conserva numerosi quesiti preparati da Toniolo per verificare il livello di apprendimento degli studenti. Questi documenti ci consentono anche di capire meglio come erano strutturati i suoi corsi, la loro logica interna. I quesiti riguardavano la storia delle dottrine economiche, la classificazione dei sistemi economici, i rapporti fra i fattori della produzione e la circolazione monetaria. Grande spazio era poi riservato alla crisi sociale, alle dottrine socialiste e ai “correttivi odierni del socialismo”».
Abbiamo, inoltre, il testo di molte sue lezioni. E questo ci permette di capire anche come maturò la sua idea di economia politica. Leggendo quelle dispense potremmo fare anche a meno di leggerci il suo trattato di economia sociale…
«È indubbiamente vero che, almeno per alcuni versi, l’attività didattica espletata da Toniolo può essere considerata come una lunghissima preparazione del Trattato di economia sociale. La Domus Toniolo conserva numerose dispense litografate dei corsi svolti da Toniolo nel corso degli anni. Proprio queste dispense ci consentono di ripercorrere il complesso itinerario compiuto dal docente pisano nel maturare la sua interpretazione della scienza economica, poi affidata al Trattato».
Toniolo fu per alcuni anni anche preside della facoltà di giurisprudenza del nostro ateneo. Quali rapporti con i suoi colleghi?
«Toniolo fu preside della Facoltà di Giurisprudenza negli anni accademici 1884/85, 1896/97 e 1907/08. Il suo rapporto con i colleghi è stato caratterizzato da luci ed ombre. Se da un lato conservò sempre profondi legami con alcuni docenti, come Carlo Francesco Gabba e Alessandro Corsi, dall’altro si dovette spesso scontrare con alcuni professori che – intrisi di una cultura liberale assai poco illuminata – mal interpretarono la sua viva attenzione per la questione sociale e per la classe operaia, accusandolo addirittura di prossimità a quelle dottrine sovversive che Toniolo invece contrastava, sforzandosi di offrire una valida alternativa. Indubbiamente Toniolo scontò un sostanziale isolamento nella Facoltà in cui insegnò per numerosi anni, così come rimase ai margini dal dibattito economico che si stava svolgendo nel Paese, pagando per la sua radicale contrapposizione agli indirizzi scientifici dominanti. Possiamo legittimamente commentare questa condizione come l’inevitabile prezzo che sono chiamati a pagare gli uomini che vivono in epoche di transizione, i quali, con lungimiranza e coerenza, tentano di interpretarle attraverso chiavi di lettura originali e non appiattite sull’esistente».